Come superare i desideri

Swami Satyananda Saraswati

I desideri non possono essere soppressi o messi in stand-by, e non hanno una fine. I desideri sono creature della mente e di maya e l’unico modo per oltrepassarli è cambiare la direzione della mente stessa. Vi chiarirò il concetto con un esempio. Un bimbo gioca con i suoi giocattoli e se uno di questi si rompe è come un colpo al suo cuore; inizierà a piangere disperatamente mentre la madre, per quanto comprensiva, farà fatica a capacitarsi poiché, dopo tutto, si tratta di un giocattolo. Allo stesso modo, anche per il bambino non sarà facile intendere la circostanza poiché le sue possibilità di comprensione sono ancora limitate.

Ora, quando quel bimbo, o bimba, avrà 12 o 13 anni i suoi interessi cambieranno. Sarà impegnato con la scuola, con lo sport e con gli altri ragazzi e ragazze. I vecchi giocattoli con cui giocava sono oramai stipati in cantina, e non sarà più un problema per lui o lei se alcuni sono rotti o persi. Come ha dunque fatto questo giovane a trascendere i suoi desideri? Si tratta un processo naturale: la mente del bambino si è evoluta da uno stadio ad un altro e il suo sistema di valori si è modificato.

Quando poi lo stesso bambino avrà 21 anni, sarà coinvolto dal lavoro, dalla casa, dalla macchina o dallo scooter, dalla fidanzata, e così via. Se la storia con la fidanzata finisse, il suo cuore sarebbe a pezzi. Se dovesse perdere soldi o avere un qualsiasi problema che alterasse la sua quotidianità, si sentirebbe a terra, avvilito! Ma, certamente, questo giovane non sarà preoccupato per i sui giocattoli che, oramai, sono belli e dimenticati.

Un bel giorno, a quel giovane capiterà di incontrare uno swami o un insegnante di yoga ed inizierà a praticare yoga. Ora, le macchine, i party, i bei vestiti non hanno più importanza. Anche i fatti della vita iniziano a non essere più così rilevanti: non gli importerà più chi va e chi viene, cosa arriva e cosa no. Egli è divenuto un sakshi, un testimone, un osservatore. La stessa persona che desiderava i giocattoli da bambino, gli amici da teenager, una vita piacevole e comoda da adulto, ora non se ne preoccupa più, non sente più interesse per tutte quelle cose! Cosa è successo? Dove sono finiti i suoi desideri? Sono spariti? NO. Quando la consapevolezza cambia, anche la qualità dei desideri cambia. Oggi quella persona sta desiderando di progredire nella meditazione o aspirare al samadhi; questo significa semplicemente che i desideri si sono posizionati su un nuovo sistema di misurazione.

Il desiderio non è una cosa particolare, è una forza che sostiene ogni cosa. Tutti i desideri possono essere classificati in 3 gruppi principali. Innanzitutto, c’è il desiderio di farsi degli amici, trovare un marito o una moglie, e questo per un appagamento di tipo sessuale ed emozionale. Il secondo gruppo di desideri riguarda il possesso di cose materiali, di denaro, di proprietà. Il terzo gruppo riguarda invece il desiderio di progenie, della discendenza e della famiglia. Ma c’è ancora un desiderio che, però, riguarda solo alcune persone: è il desiderio del potere, di diventare celebre, ad esempio, di essere un primo ministro, un presidente, o un personaggio famoso e noto come Dickens o Shakespeare.

Per superare questa gamma di desideri non dovete combattere contro di essi, né odiarli o evitarli. Invece, dovete farveli amici. Questo è il principio basilare nella vita spirituale. Vi spiegherò la legge psicologica che si nasconde dietro tutto ciò. Se iniziate ad odiare i vostri desideri e a volerli eliminare, voi creerete solo una spaccatura, una divisione nella vostra mente. La mente che cerca di eliminare i desideri è la stessa che li insegue! Volete qualcosa e, allo stesso tempo, non la volete. Questo si chiama conflitto, ed è il conflitto tra l’ego ed il super-ego.

Quando questo conflitto è minimo, è solo la vostra quotidianità, il vostro comportamento ad esserne influenzato. Tuttavia, quando esso inizia ad ampliarsi, voi rischiate di divenire schizofrenici e finire in ospedale psichiatrico. Molta gente nella società occidentale è schizofrenica poiché succede che la loro religione dica una cosa mentre la società con le sue regole sostenga altro che è completamente all’opposto. Proprio a causa di questo gap tra le indicazioni delle società occidentali e i dogmi religiosi, una parte della vostra mente è religiosa mentre l’altra è sociale. Vi darò un chiaro esempio. La vostra religione parla di pudicizia e castità, ma che cosa davvero la società sta incentivando? Cosa ha insegnato la psicologia del Dottor Sigmund Freud? Proprio l’opposto di quello che il vostro credo religioso sta sostenendo! Ora, nella vostra quotidianità, vi capita quasi di soccombere d’innanzi alle diverse sfaccettature della sfera sociale e, oltre a ciò, capita che anche la vostra religione prenda i

l sopravvento e così fate esperienza del senso di colpa: “sono una pessima persona, guarda che vita tremenda sto conducendo.” Vi sentite colpevoli ma, ugualmente, continuate a “spassarvela”!

Dovete quindi trattare i vostri desideri molto attentamente, tenendo presente che avete una vostra tradizione religiosa e, allo stesso tempo, che vivete in una società ultra moderna. Fate tutto in assoluta conformità ad entrambe. Ed è per questo che, io credo, il tantra sia la strada per voi. Il tantra non parla né di appagamento o piacere, né indica privazione o rinunce. Il tantra mira a cambiare la qualità della vostra mente. Se praticate meditazione o tantra, un cambiamento nella qualità della vostra coscienza si realizzerà in automatico e, una volta che la qualità della mente sarà cambiata, i desideri non esisteranno più.

Edizione speciale di “Yoga & Health” per “YOGA 91”, International Yoga Health Convention at Miami, Florida, USA, 24-25 agosto 1991

 

Il ruolo delle emozioni e dell’intelletto

Ogni individuo ha delle emozioni e, in varie occasioni, riesce a provare come una forte sensazione di calore o ardore che scaturisce dal di dentro. Tuttavia, alcune persone sembrano fredde e senza emozioni. Di fronte agli eventi della vita esse sembrano incapaci di esprimere il proprio fervore ed i propri sentimenti. Quando osservano un bellissimo fiore, da un punto di vista dell’intelletto, ben comprendono tale bellezza ma, da un punto di vista emozionale, non sono capaci di mostrare alcun sentimento. Allo stesso modo, quando queste persone sono spettatrici di un meraviglioso tramonto o di uno spettacolo che toglie il fiato, provano certamente stupore ed ammirazione da un punto di vista razionale ma non sono capaci di farne esperienza a livello emotivo. La stessa cosa succede in un rapporto sentimentale o sessuale. Perché? Perché l’individuo è sopraffatto dall’ intelletto. Non si tratta di non avere ardore o emozioni! Ardore ed emozioni sono nel proprio intimo, protetti e chiusi.

L’intelletto è inefficace nell’esprimere emozioni. E’possibile raccontare in tutti i suoi dettagli la bellezza di un fiore, scrivere pagine e pagine sulla sofferenza dell’umanità, o comporre volumi con versi sull’amore per Dio, e mai sentirli! Quando si partecipa ad un satsang voi tutti siete coinvolti dal calore e dall’intensità dell’emozione. L’intelletto è improduttivo in tal circostanza poiché nulla di intellettuale o logico prevale: c’è solo fede e compassione.

Così quando un individuo emozionalmente freddo è esposto a quel calore e a quell’intensità, sopravviene una sorta di esplosione, un brivido, e tutte le emozioni soppresse emergono. Mi è capitato di vedere molti fare tale esperienza durante i kirtan. I loro occhi iniziavano a diventare lucidi, alcuni singhiozzavano, altri piangevano, altri ancora avevano tremiti o perfino mancamenti. Non è una esperienza spiacevole, né tantomeno dolorosa o inquietante. Diciamo che è semplicemente un’esperienza molto intensa. In questi stati emozionali, sia muladhara chakra o gli altri chakra, sia le nadi sono coinvolte. Ed è per questa ragione, che ognuno dovrebbe partecipare ed aprirsi durante i satsang.

Vi dirò qualcosa di me. Fin dagli inizi della mia vita, sono sempre stato uno che controllava e conteneva le emozioni. Ad esempio, se qualcuno che conoscevo, anche molto bene, moriva io potevo al massimo scrivere un biglietto di condoglianze. Dinnanzi a ogni tipo di sventura o traversie, disapprovazione o palesi critiche nei miei confronti, non mi impensierivo né mi inquietavo. Persino quando qualcuno a cui avevo prestato dei soldi si rifiutava di renderli io non me ne preoccupavo. Ciò nonostante, quando leggo la storia di Rama, in particolare alcuni passaggi, io inizio a commuovermi come un bambino. Ho sempre affrontato gli eventi della vita da un punto di vista intellettivo, sebbene possa piangere come una mamma per il suo figliolo.

Ho compreso che le emozioni hanno un senso solo per il bhakti yoga e non per le piccole cose terrene. La natura vi ha dotati di intelletto per affrontare le questioni mondane. Voi potete amare e odiare con la testa, ma il cuore deve essere riservato ad una cosa sola. Quando voi sentite la gloria di Dio, quando voi cantate il Suo nome, quando narrate o udite le Sue storie o quando voi vi trovate in compagnia di un saggio o un santo, voi dovrete chiudere le porte dell’intelletto e far emergere le vostre emozioni.

Io ne ho fatto tesoro ed esperienza nel corso della mia vita e, se solo ci provaste, prenderete coscienza che ogni situazione può essere gestita per mezzo del processo intellettivo. Andare in ashram, vivere con i discepoli, ricevere denaro o rinunciarvi, dare consigli, avere rapporti interpersonali, tutto è un affare intellettivo. Le emozioni non devono essere impiegate e sprecate per queste faccende ma risparmiate.

Immaginate di avere un topolino nella vostra cucina e, quindi, di dover sbarazzarvene. Non avete di certo bisogno di un fucile! Ecco, allo stesso modo, per trattare le piccole cose della vita non dovete sprecare le vostre emozioni. I rapporti con l’intero creato sono superficiali nel senso che questi non possono né devono andare in profondità e mettere radici nella sfera delle emozioni. Laddove quest’ultime vengano preservate e riservate ad un solo scopo, esse costituiranno un celere veicolo che vi condurrà dritti ad esperienze elevate.

Il motivo per il quale le persone non riescono a fare questo tipo di esperienze è che esse dirigono le proprie emozioni alle cose mondane ed il loro intelletto a Dio. E, in questo, modo, esse falliscono in entrambi i casi. Se voi donate le vostre emozioni e la vostra personalità a questo mondo sappiate che esso non vi riserverà alcun dividendo ma solo delusioni, frustrazioni, depressione, disillusione e malattia. Se voi donerete il vostro intelletto a Dio, sappiate che non andrete da nessuna parte. Voi avete delle idee bizzarre su Dio: pensate di dover pregare, pregare e pregare, ma per quale utilità? In tal modo, è facile fallire sia sul piano spirituale che empirico, mondano. Quindi, ribaltate la situazione: l’intelletto per il mondo e le emozioni per Dio.

Sperimentate l’essere freddi e distaccati nelle faccende della vita, ed aperti alle emozioni durante i satsang, come un bimbo innocente senza considerare il pensiero o l’opinione altrui.

Edizione speciale di “Yoga & Health” per “YOGA 91”, International Yoga Health Convention at Miami, Florida, USA, 24-25 agosto 1991

Coltivare la positività

Dagli insegnamenti di Swami Sivananda Saraswati

Clicca qui per leggere l’articolo originale su yogamag.net

La mente è un insieme di abitudini. Essa può essere modificata cambiando le abitudini. La distruzione è necessaria per la rigenerazione. Quando si acquisiscono nuove abitudini sane, si abbandonano quelle vecchie e malsane. Quindi, siate analitici e introspettivi. Cambiate la negatività in positività cambiando il vostro atteggiamento. Fate il punto della situazione rispetto all’anno passato e decidete di liberarvi dei condizionamenti mentali adottando i seguenti principi.

Siate positivi e propositivi

Non sedete pigramente desiderando che qualcuno vi aiuti, ma siate sempre positivi e propositivi. Fate del vostro meglio e affidate il resto. Non diventate pigri. Dio aiuta coloro che si aiutano.

Siate allegri

Fatela finita con depressione e malinconia. Non c’è nulla di più contagioso della depressione. Allontanate subito da voi il senso di morbosità attraverso la curiosità, cantando canzoni che sollevino il morale, attraverso la preghiera, il pranayama, passeggiate rigeneranti all’aria aperta, e pensando alla qualità opposta: la sensazione di gioia. Siate allegri e felici. Vivete solo per essere una benedizione per gli altri.

Siate adattabili

Cercate di sviluppare una natura amabile e socievole. Adattate voi stessi ai modi e alle abitudini altrui. Non lamentatevi mai quando servite gli altri. Provate piacere nel servire. Rimanete equilibrati anche quando venite offesi, quando gli altri usano parole dure contro di voi. Abbiate una mente uguale nel piacere e nel dolore, nel caldo e nel freddo. Sviluppate la capacità di adattamento, l’autocontrollo e la tolleranza.

Misurate le parole

Controllate la mente con abilità e con tatto. Disciplinate l’uso della parola. Parlate con dolcezza, delicatezza e sincerità. Non sprecate le vostre ore in chiacchiere. Tagliate corto con le conversazioni. Diventate persone di poche parole. Osservate mouna (silenzio) per un paio d’ore al giorno. Parlate poco, ascoltate molto, e non pronunciate mai una parola dura che ferisca i sentimenti altrui.

Controllate la rabbia

La rabbia fa a pezzi il sistema nervoso e produce un effetto profondo e duraturo sul corpo astrale. Un terribile attacco d’ira crea una profonda infiammazione nel corpo astrale. Pertanto, non diventate vittime della rabbia. Controllatela attraverso kshama (pazienza), amore, misericordia, compassione, vichara (riflessione) e considerazione per gli altri.

Comprendete la legge

Nessun evento può verificarsi senza una causa precisa. Tutto segue la legge di causa ed effetto. Questa legge è abbastanza misteriosa, che è il motivo per cui il Signore Krishna dice: Gahana karmano gatih – “Misteriosa è la natura dell’azione.” Tutte le forze fisiche e mentali in natura obbediscono a questa grande legge di causa ed effetto. Vi ritrovate in luoghi in cui è possibile soddisfare i vostri desideri perché la natura segue questa legge.

Diventate tutt’uno con il legislatore

Una volta compresa la legge che guida la vostra vita e le vostre azioni, sarete in grado di agire in modo tale da rendere questa legge il vostro alleato, piuttosto che il vostro avversario. Se le condizioni previste dalla legge sono meticolosamente rispettate e osservate, avrete la certezza assoluta del successo in qualsiasi direzione. Pertanto, adempiete con attenzione ai vostri doveri. Presto diventerete tutt’uno con il legislatore.

Abbiate una fiera determinazione

Mettere il cuore, la mente, l’intelletto e l’anima in ogni vostro atto anche il più piccolo. Agite con fede e determinazione. Controllate le vostre emozioni e i vostri impulsi. Siate saldi nel vostro proposito e fieri nella vostra determinazione.

Mai disperare

Voi non siete esseri indifesi. Possedete il libero arbitrio. Potete superare tutte le circostanze sfavorevoli. Abbiate coraggio. Siate audaci. Avrete successo. Non c’è niente al mondo che non può essere raggiunto attraverso uno sforzo adeguato. Non siate turbati dalle difficoltà, dalle avversità e dal dolore. Essi vi aiuteranno a sviluppare la vostra volontà e capacità di resistenza. Vi renderanno saggi e vi aiuteranno nella vostra evoluzione. Usate la vostra intelligenza, la sagacia, la capacità di discriminazione e il buon senso. Supererete una ad una le difficoltà. Respingete la paura e l’ansia. Traete il coraggio, la forza e il potere da dentro di voi. Voi siete invincibili. Nulla può farvi del male.

Discriminate

Conoscete le cose nella loro giusta luce. Non confondete l’emozione con la devozione, il salto violento in aria durante il sankirtan con l’estasi divina, l’irrequietezza di natura rajasica con il karma yoga, il sonno profondo con il samadhi, o il costruire castelli in aria con la meditazione. Imparate a discriminare e a divenire saggi. Osservate con attenzione i vostri pensieri. Rendete la mente capace di comprendere la natura irreale delle cose. Parlate con la vostra mente. Persuadete la vostra mente. Vi ascolterà.

Praticate la serenità

Siate calmi in ogni circostanza. Coltivate questa qualità attraverso un sforzo costante e indefesso. La serenità è come una roccia. Onde di irritazione possono precipitare su di essa, ma non possono scalfirla. Siate calmi come un oceano senza onde. Siate di vedute ampie come il cielo. Siate puri come il cristallo. Siate pazienti come la terra. Mantenete il vostro equilibrio mentale tra i cambiamenti del mondo senza considerare successo o fallimento, guadagno o perdita, piacere o dolore. Disciplinate la vostra mente con cautela. Questa è la vostra chiave per aprire le porte del regno della beatitudine. Questo è il segreto del successo nello yoga.

Siate aperti come un bambino

Abbiate un atteggiamento appassionato e ricettivo nell’apprendere gli insegnamenti del vostro maestro. Siate assolutamente innocenti, schietti e candidi come bambini. Sintonizzate il vostro cuore con il divino attraverso la preghiera sincera. Mettete il vostro cuore a nudo davanti a Lui. Non tenete alcun segreto a Lui. Parlate con Lui come bambini. Diventate uno strumento nelle mani del divino.

Abbandonatevi

Abbandonate ogni cosa allo Spirito Supremo. Mettete il vostro ego ai Suoi piedi e sentitevi a vostro agio. Egli si farà completamente carico di voi. Lui farà tutto per voi. Fissate la vostra mente su di Lui. Vedete Lui in ogni cosa. Lavorate per Lui. Non pensate ad altro fuorché a Lui. Egli è la vostra guida. Egli è la vostra luce. Egli vi solleva il morale. Egli verrà e vi salverà dalle difficoltà. Ripetete il mantra «Io sono tuo, tutto è tuo. Sia fatta la tua volontà “. Quando la resa è assoluta, la grazia divina fluisce.

 

Linee guida per Insegnanti di Yoga 2

Come dobbiamo gestire la negatività in noi stessi come insegnanti?

In primo luogo dovete ricordare che voi non siete l’insegnante. Quando vi considerate l’insegnante, questo blocca l’apprendimento. Uno studente non deve mai smettere di imparare. Invece di ritenervi un insegnante, diventate uno studente più umile. Lo studente umile alla fine diventa un vero insegnante, perché non blocca mai l’apprendimento.

Quando insegnate yoga, voi insegnate asana, pranayama, shatkarma, meditazione e così via. Si discutono le varie pratiche, e alla fine del corso i partecipanti se ne vanno col loro certificato o diploma. Questa è la tendenza nell’insegnamento dello yoga, ma si tratta di semplice insegnamento didattico. Non si istruiscono le persone su come diventare un perfetto insegnante. L’insegnamento dello yoga non è confinato alle pratiche fisiche o mentali dello yoga. L’eccellenza nell’eseguire le asana non indica un buon insegnamento. Nemmeno le capacità di comunicazione sono il criterio per individuare un buon insegnante. Neanche leggere libri sullo yoga e parlarne agli allievi è la caratteristica di un bravo insegnante. A nessuno viene insegnato come diventare un buon insegnante.

Quali sono i requisiti di un insegnante di yoga?
Finché insegniamo solo asana, pranayama, tecniche fisiche, lavoro sulle ossa, sui muscoli e sull’energia, siamo in sintonia con i nostri corpi, con i nostri movimenti, con il nostro respiro, ma non stiamo gestendo la nostra mente. Controlliamo il corpo, non la mente. Ci assicuriamo che il corpo esegua le asana in maniera corretta, ma la mente è lasciata libera di vagare pensando a quello che vuole.

Insieme alla formazione nelle asana e nel pranayama, gli insegnanti dovrebbero ricevere un sadhana specifico per migliorare le loro capacità di insegnamento e imparare a gestire tutta la loro attività mentale. Di norma, ogni insegnante dovrebbe mantenere un diario in cui fa lo sforzo di assorbire, realizzare e praticare i principi dello yoga, non solo le pratiche. Scegliete un principio dello yoga e lavorateci per un mese, cosicché quel principio diventi il vostro sadhana da insegnanti per un mese. Poi prendere un altro principio, lavorateci per un altro mese, e così via.

Quali sono questi principi?
Molti insegnanti di yoga non sanno quali siano i loro punti di forza, punti di debolezza, ambizioni e bisogni. Quindi gli insegnanti di yoga devono praticare con regolarità il principio SWAN (Strengths, Weaknesses, Ambitions, Needs) del sadhana. Proprio come preparate le vostre lezioni sfogliando le pagine di un libro e prendendo appunti, e vi accingete a presentarvi in pubblico per tenere una lezione o una conferenza, così dovreste riuscire a guardare il vostro diario e capire che cosa siete e dove siete, e quale sia la caratteristica saliente della vostra vita in quel momento. Quale sia il punto di forza più evidente, il punto di debolezza più evidente, che cosa sia passeggero, che cosa sia in voi connaturato, che cosa sia un samskara, che cosa un desiderio. In questo modo, gli insegnanti devono tenere sotto controllo i loro stati mentali.

Allo stesso tempo, l’insegnante deve fare lo sforzo di essere in uno stato mentale positivo prima di tenere la lezione. Come? Non certo tornando a casa dal lavoro, cambiandosi in fretta e furia, ed entrando a pié pari nella lezione di yoga con tutte le tensioni del lavoro, così che finite per insegnare agli allievi a rilassarsi mentre la vostra mente è soggetta a tensioni e pressioni. Prima di tenere la lezione di yoga, l’insegnante deve assicurarsi di essere nella giusta situazione mentale praticando dieci minuti di meditazione. In questi dieci minuti di meditazione deve identificarsi con un principio dello yoga e diventare quel principio dello yoga.

Swami Sivananda ha dato indicazioni molto chiare sui principi logici che bisognerebe provare ad assorbire nella vita. Sono noti come le diciotto “ità”: serenità, regolarità, assenza di vanità, sincerità, semplicità, veracità, equanimità, fissità, non-irritabilità, adattabilità, umiltà, tenacia, integrità, nobiltà, magnanimità, carità, generosità e purezza. Come insegnanti, per un mese praticate per dieci minuti prima della lezione la serenità, e poi tenete la lezione, conservando quello stato di serenità. Come insegnanti di yoga, per un mese praticate l’assenza di vanità. Prima osservate la vostra vanità, poi cercate di controllare le vostre reazioni, il vostro ego, il vostro orgoglio, e tenete la lezione, osservando voi stessi così come gli allievi.

Pertanto, gli insegnanti di yoga devono diventare studenti più umili perché, oltre a insegnare in classe, dovrebbero imparare a gestire se stessi. Quando abbiamo l’idea dell’insegnamento, ci identifichiamo con l’ego. Quando c’è identificazione con l’ego, allora non è possibile la connessione con i principi dello yoga. Il criterio che contraddistingue un insegnante di yoga non è che dica alla gente come praticare lo yoga o come insegnare lo yoga. Per eccellere come insegnante di yoga, dopo la vostra formazione dovete identificarvi con i principi dello yoga, anziché con le pratiche. Insegnate le pratiche dello yoga agli altri, ma per voi stessi praticate i principi dello yoga. Solo allenandovi a gestire le vostre agitazioni e la vostra negatività mentale potete diventare un buon insegnante di yoga.

Ganga Darshan, Ottobre 2004


Quali sono le qualità di un vero insegnante di yoga?

Troverete la risposta nel libro Il Gabbiano Jonathan Livingstone. Il gabbiano Jonathan Livingstone era un giovane e ardito gabbiano che voleva imparare ad essere il più veloce nel volo. Nella vita sperimentò sia il successo sia il fallimento, ma riuscì infine a padroneggiare il volo. Alla fine, quando i giovani gabbiani venivano da lui per imparare a volare, diceva loro solamente: “Cominciamo con le basi”. Una persona che sa dire “Cominciamo con le basi” è un vero insegnante di yoga. Ma una persona che cerca di rispondere alle aspettative degli allievi, dimenticando le basi, non è un insegnante di yoga. Ogni sistema ha la sua disciplina. Quando iniziate a studiare matematica, non andate subito all’algebra superiore: iniziate con semplici addizioni e sottrazioni. E’ così che dovrebbe fare un insegnante di yoga, indipendentemente da quello che pensa la gente.

Gli insegnanti di yoga devono avere un piano e seguirlo. Non dovrebbero cambiare il piano a seconda delle opinioni degli allievi. Tendiamo a farci influenzare da svariate opinioni perché pensiamo che, a meno che noi insegniamo quello che l’allievo cerca o si aspetta di imparare, andrà da un altro insegnante e noi perderemo una fonte di guadagno. Quest’idea crea una fobia nella mente dell’insegnante, e quindi diventa difficile insegnare in maniera appropriata. L’insegnamento dello yoga non dovrebbe essere alterato, limitato o vincolato dalle idee degli allievi che vengono a lezione. Dovete avere un piano e seguire quel piano. Nel vostro piano, iniziate sempre dalle basi e cercate di insegnare lo yoga in maniera semplice. Durante la vostra formazione, dovete studiate i diversi metodi e i loro intricati dettagli, ma quando arrivate a insegnare, iniziate sempre dalle basi. Come insegnante di yoga, se diventate troppo complessi, i concetti entrano in un orecchio dei vostri allievi ed escono dall’altro. Quindi la semplicità dell’istruzione, la semplicità della pratica e la semplicità nel guidare lo studente dovrebbero diventare la caratteristica distintiva di un insegnante di yoga. Non dovete tentare di far vedere o dimostrare che ne sapete di più degli altri insegnanti.

Ganga Darshan, Ottobre 2004

Linee guida per Insegnanti di Yoga 1

Swami Niranjananda Saraswati

Come possiamo usare lo yoga per sopravvivere nel mondo esterno?

Prima di tentare di capire come applicare lo yoga commercialmente, dobbiamo capire quali situazioni e quali limitazioni lo yoga affronti al giorno d’oggi, come diverse persone stiano utilizzando questo bisogno di proiettare lo yoga nella società, e quale possa essere il vostro ruolo in tutto ciò. Yoga è diventato un termine di moda, specialmente negli ultimi due o tre anni in India. Oggi migliaia di persone frequentano lezioni di yoga, ma non sanno che cos’è veramente lo yoga. Non sanno perché stanno praticando una determinata asana o un certo pranayama. Sembrano praticare puramente per lo sviluppo fisico – non in termini atletici, ma come modo di affrontare le limitazioni in cui la società li ha costretti. Chi sono queste persone che praticano yoga? Sono un po’ tutti i tipi di persona che si trovano nel mondo – da differenti occupazioni e professioni, di diverso status sociale, da varie fasce di reddito, tradizioni e religioni. Qual è la loro situazione nella vita? Si trovano in difficoltà su due fronti: quello fisico e quello economico. Con la parola “fisico”, mi riferisco qui alle limitazioni che la società ha imposto al corpo umano e al movimento. Per una persona media, nell’arco della giornata, qual è il rapporto tra il tempo passato in movimento e il tempo statico? Che sia al volante dell’auto, alla scrivania in ufficio, o sul divano in salotto a casa, voi siete statici per la maggior parte del tempo. Il tempo che passate in movimento è una parte minima. A casa vi muovete da una stanza all’altra, o se avete un giardino magari fate dieci passi fuori per raccogliere dei fiori o dare l’acqua alle piante, o forse fate una passeggiata di mezz’ora la mattina o la sera. Chi sente il bisogno di fare più attività fisica va in palestra, fa una sudata e torna a casa.

Questa situazione non è appropriata per il corpo fisico, perché la salute del corpo dipende dal movimento e dall’esercizio regolare di tutti gli organi del corpo. Dal cento per cento di movimento siamo scesi a circa il cinque per cento. Nelle metropoli la vita è diventata facile, e non si richiede molto sforzo fisico per nulla. Come risultato, nel corpo fisico si è creata una condizione di staticità che col passare del tempo diventa un carattere genetico. Le generazioni che seguono diventano deboli e pertanto sperimentano le malattie e gli squilibri, il che causa ulteriore deterioramento fisico.

Il secondo aspetto in cui la persona media si trova in difficoltà è quello economico. Al giorno d’oggi il mondo ruota intorno al denaro, e bisogna essere sicuri di avere un reddito sufficiente per soddisfare tutti i propri bisogni e quelli della propria famiglia. Questa tensione porta allo stress psicologico e alla debolezza mentale ed emotiva.

Ora, queste persone non vengono a praticare yoga per trovare l’illuminazione spirituale, ma per raggiungere la salute fisica e mentale. Non è di loro interesse sviluppare la creatività, cambiare la propria personalità o i propri valori. Vogliono semplicemente essere in forma fisica e migliorare leggermente le proprie condizioni mentali. Tutto qui. Poiché non vengono per il vero scopo dello yoga, non c’è alcun bisogno di predicare loro la filosofia dello yoga, e un insegnante di yoga deve prenderne atto. Senza questa capacità, voi non siete insegnanti di yoga, per quanti certificati e diplomi possiate conseguire.

A causa dell’aumentato interesse per lo yoga, molti insegnanti vedono lo yoga come un mezzo per guadagnarsi da vivere. Questa è una follia. A molti insegnanti di yoga non interessa se stiano insegnando lo yoga correttamente: si interessano solo dei guadagni monetari. Questa è una tendenza molto pericolosa. Col tempo, saranno evidenti i risultati negativi di questo modo di insegnare lo yoga, e la domanda di yoga subirà un declino.

Se volete diventare un vero maestro di yoga, avete la responsabilità di portare alla gente il giusto approccio, una corretta comprensione e la giusta pratica. Molti insegnanti oggi insegnano lo yoga del tira-e-molla, non lo yoga sthiram (stabile) e sukham (confortevole). Sono state create svariate etichette come “power yoga”, “yoga cinetico” e così via, ma coloro che propongono questi metodi non hanno una vera comprensione del sistema e tanto meno della tradizione dello yoga. Così, se volete lavorare come insegnanti di yoga, il primo impegno che vi dovete prendere è quello di essere sinceri nei confronti dello yoga. Altrimenti potrete insegnare, ma non sarete un rappresentante dello yoga, né qualcuno che comprende lo yoga. Come insegnanti di yoga, dovete vivere lo yoga. Vivete la vostra giornata con un atteggiamento yogico e siate il testimone, l’osservatore, il drashta di voi stessi.

Un altro fattore da comprendere è che nella società odierna il potere è in mano alle organizzazioni, non agli individui. Un’organizzazione si può evolvere se ha delle appropriate linee guida, dei corretti scopi e obiettivi. Quindi, se potete associarvi a un’organizzazione, oppure crearne una, fatelo. Non coltivate sogni troppo ambiziosi, altrimenti finirete per perdervi nelle vostre fantasie e non coglierete le opportunità esistenti. Se volete essere uno yogi, ricordate questo: non perdete le opportunità che esistono nel presente. Tutti facciamo piani, desideriamo fare molte cose, ma ci facciamo distrarre a tal punto dai nostri piccoli successi o piccoli problemi che i mezzi diventano il fine e il fine diventa i mezzi. Se siete parte di un’organizzazione o se ne state facendo crescere una vostra, dovrete anche sviluppare le necessarie competenze gestionali.

L’altro punto da ricordare è questo: non fatevi coinvolgere dai vostri successi pubblici. Forse vi chiederete che cosa fare quando gli altri vi vedono come una persona spirituale, illuminata o elevata, mentre in realtà siete solo uno studente di yoga. Ricordate che in quel momento vi state identificando con il vostro ego. Se qualcuno vi loda, gli crederete, o direte invece “io so quello che sono, non è la tua opinione che è importante ma la mia comprensione di me stesso”? Se pensate di avere un’inclinazione spirituale, ma le lodi vi esaltano e gli insulti vi deprimono, dov’è l’equilibrio che dovrebbe essere il risultato della vostra pratica? Pertanto dovete stare in guardia dalle situazioni, parole e idee che disturbano la vostra pace mentale.

Gli insegnanti di yoga dovrebbero anche conoscere l’anatomia e la fisiologia, e un po’ di psicologia. Dovrebbero conoscere pratyahara, dharana e dhyana. Dovrebbero avere la capacità di distinguere, per esempio, un’ambizione da un samskara – ripercorrere una catena di eventi e giungere a una conclusione. Dovrebbero avere una conoscenza di swabhava o della natura individuale e di hatha yoga, raja yoga, karma yoga, e bhakti yoga. Questo è sufficiente. Non occorre conoscere kriya yoga o kundalini yoga. Il 99 per cento delle richieste della società possono essere soddisfatte con la conoscenza di anatomia, fisiologia, psicologia, hatha yoga, raja yoga, karma yoga, dhyana yoga e bhakti yoga.

Ganga Darshan, Maggio 2005

 

Intervista a Swami Muktibodhananda

5 MINUTI CON UN MAESTRO YOGA

Intervista a Swami Muktibodhananda *

Sommario: Internazionalmente conosciuta per il suo commento all’Hatha Yoga Pradipika, il più autorevole testo sullo Hata yoga, Swami Muktibodhananda parla della sua vita, del tempo passato con il suo guru Swami Satyananda e di come continui a ispirarsi allo yoga

Cosa l’ha avvicinata alla pratica dello yoga?

Inizialmente volevo smettere con la danza classica e avevo deciso di provare lo yoga come pratica fisica, ma ho presto realizzato che era molto di più e così ho proseguito concentrandomi sui benefici emotivi, mentali e spirituali che mi era capitato di sperimentare.

Quando è andata a Munger a studiare con Swami Satyananada era molto giovane e quelli erano tempi dove nell’ashram si seguiva una pratica molto intensa. Cosa ricorda di quel periodo?

Sedere vicino a Sri Swamiji, massaggiare le sue gambe e i suoi piedi, ascoltare i satsang, discutere con lui delle pratiche di yoga, cantare i suoi kirtan preferiti, insegnare yoga nell’ashram al suo posto. E anche stare nel suo ufficio e parlare a lungo oppure giocare con lui e Swami Niranjan durante la mia prima pioggia monsonica.

Oggi, nella sua pratica yogica, cosa la ispira di più?

L’ispirazione mi arriva da quel sentimento di comunione con le presenze più sottili e dolci che la pratica mi offre.

Il suo commento all’Hatha Yoga Pradipika è conosciuto in tutto il mondo. Come si è sentita nel trattare un testo così venerabile e quale rilevanza può avere per i praticanti di oggi?

Sono riconoscente a Sri Swamiji che mi ha permesso di essere utile alla società. Le pratiche sono preziose tanto per i praticanti di oggi come per quelli di ieri. Ogni persona ha bisogno di strumenti per gestire la mente e le emozioni e questo può solo iniziare con delle pratiche fisiche. Il corpo è un’estensione della mente, è la parte più tangibile su cui si può lavorare. Inoltre, queste pratiche fisiche sono fondamentali per capire meglio il proprio sé. Se non possiamo capire noi stessi, come possiamo capire gli altri? Dopo anni trascorsi in ashram con il guru, è tornata a una “vita normale” e ha formato una famiglia. Com’è stata la transizione fra due esistenze così diverse? Ha mai rimpianto i bei vecchi tempi? Nel 1985 ho saputo che dovevo lasciare l’ashram. Avevo pensato che Sri Swamiji mi stesse mandando via, in realtà era il governo indiano che stava mandando via tutti gli stranieri dopo la nomina a Primo Ministro di Indira Gandhi. Così subito dopo sono tornata in Australia, il mio Paese d’origine. Essendo nata “nell’anno del maiale”, ho buone capacità di ripresa e sono di mentalità aperta. Non credo che nella vita si “torni indietro”, anzi, in questa circostanza ho intravisto l’opportunità di far crescere le mie conoscenze. E questo è ciò che la vita continua a insegnarmi. L’intero mondo può essere un ashram, se si tiene la mente focalizzata sulle proprie intenzioni e sul guru, e si permette al divino di sostenerci nelle nostre imprese.

Condividerebbe con noi qualcosa della sua vita che potrebbe interessare agli studenti?

Penso sia interessante il fatto che io sia stata capace di amalgamare la mia esperienza yogica nell’ashram con la mia vita nei sobborghi senza diventare una fanatica, conservando la mia natura e comprendendo ciò che la vita ci insegna. Noi possiamo rifiutare gli insegnamenti, contrastarli oppure cercare le opportunità che si offrono. Mantenendo il mio cuore e la mia mente focalizzati sulla guida di Swami Satyananda, continuo ad assistere chi vuole conoscersi attraverso lo yoga. Conosco molta gente interessata allo yoga ma non al punto da dedicare le proprie vite allo yoga stesso e al guru, ma li comprendo e ho trovato un terreno comune attraverso il quale comunicare. Inoltre, mi applico molto nel cercare di capire il significato dei testi yogici in relazione al mondo moderno e fortunatamente ho la possibilità di spiegare questi testi con i miei libri poiché a 33 anni ho ricevuto da Paramahansa Swami Niranjan il titolo di Yogacharya (maestro yoga).

Cosa spera di infondere nei suoi studenti quando insegna yoga?

1 Che cerchino costantemente di diventare sempre più consapevoli di loro stessi.
2 Che sviluppino la facoltà di sapersi osservare.
3 Che realizzino il proprio scopo nella vita e anche nel mondo.
4 Che capiscano che l’unica persona che possono controllare sono loro stessi e che trovino i mezzi più efficaci per farlo.
5 Che comprendano l’impatto dei loro pensieri e trovino il modo giusto per canalizzare questo processo mentale.
6 Che prendano coscienza dei propri bisogni e della forza dei chakra e trovino un percorso efficace per esprimerli.
7 Che si impegnino nello yoga quotidianamente, cominciando con meno di 10 minuti. Più di 10 minuti può essere difficile, lo so, ma una pratica di 10 minuti è facile e lascia con la sensazione che in realtà si potrebbe fare di più.
8 Che permettano a loro stessi di gioire della vita.

Come vede l’evoluzione del metodo Satyananda e la sua importanza in particolare nello yoga insegnato in Occidente?

Gli insegnamenti e le pratiche del Satyananda Yoga sono gli stessi che Shiva ha passato a Parvati migliaia di anni fa. Queste pratiche sono ancora valide perché, se fatte in modo costante, hanno sempre funzionato. Paramahansa Niranjanananda ha l’incredibile abilità di rendere accessibili queste pratiche all’uomo moderno. I suoi insegnamenti e i suoi scritti continuano a illuminare persone di tutte le società moderne. Il Satyananda Yoga comprende un panorama di yoga e tantra talmente vasto che c’è qualcosa per tutti.

C’è altro che vuole aggiungere?

Trovate ciò che permette al cuore di cantare e seguite quel sentiero. Lo yoga è un valido punto di partenza per aiutare a realizzare lo scopo della propria esistenza e permettere alla creatività interiore di esprimersi.

Swami Muktibodhananda, grazie del tempo che ci ha concesso…

Grazie delle domande, mi sono divertita.


* Intervista originariamente pubblicata da MANLY YOGA il 13/03/2014
www.manlyyoga.com

Pranayama: Kumbhaka

da “Yoga Darshan” (Paramahamsa Niranjanananda)

In Sanscrito, la parola kumbhaka significa “trattenimento del respiro”. Deriva dalla parola kumbha, che significa “un vaso”, che può essere vuoto o pieno. Kumbhaka può essere, quindi, di due tipologie.

La prima è “antar kumbhaka”, o trattenimento interno a polmoni pieni, nella quale il respiro è trattenuto dopo che i polmoni sono pieni d’aria. La seconda è “bahir kumbhaka” o trattenimento esterno a polmoni vuoti, nella quale il respiro è trattenuto dopo espirazione completa. Questi sono i tipi di kumbhaka che possono essere praticati. Esiste anche un terzo tipo che è chiamato “kevala kumbhaka”, o trattenimento spontaneo del respiro, dove il respiro cessa spontaneamente, senza alcuna pratica o sforzo fisico.

La parola kevala o kaivalya significa “ciò che si trova oltre la dualità”. Kevala Kumbhaka è, pertanto, la cessazione spontanea del respiro, che porta oltre la dualità verso lo stato di “samadhi”. Tutte le altre forme di kumbhaka sono note collettivamente come “sahita kumbhaka”. La parola “sahita” significa “combinato con qualcosa”. Sahita kumbhaka comprende tutti gli altri tipi di trattenimento del respiro che sono combinati o indotti dalla pratica. Essi non avvengono spontaneamente: si richiede sforzo per eseguirli. Questi kumbhaka vengono eseguiti per indurre o preparare l’organismo al kumbhaka spontaneo.

Secondo gli Raja Yoga Sutras di Patanjali, il pranayama non è il respiro profondo o il controllo del respiro. È, invece, la cessazione dell’inspiro e dell’espiro, fase nella quale c’è solo kumbhaka. Quando il respiro è controllato in modo da trattenere il respiro, allora si ha pranayama. Perciò, fermare il respiro sia internamente sia esternamente è il significato reale di pranayama. Le altre tecniche sono solo preparatorie all’introduzione del kumbhaka.

In kundalini yoga l’intento del pranayama è deviare il flusso di prana e apana. L’inspirazione, pooraka o arohan, aiuta a re-indirizzare il flusso di apana dalla regione del perineo alla regione di manipura. L’espirazione, rechaka o awarohan, aiuta ad invertire il flusso di prana, cosicché esso si sposti verso il basso da vishuddhi a manipura. La finalità è, in questo caso, di fondere apana con prana e prana con apana in samana, risvegliando, in tal modo, la kundalini shakti ed inducendo kumbhaka spontaneo.

 

I vari tipi di guru – II parte

SECONDA PARTE

Se non hai letto la prima parte la trovi qui

Il Guru Bramanishta

Il guru brahmanishta è colui che è stabile nella suprema consapevolezza. E’ un jivanmukta, ovvero un essere liberato mentre è ancora in vita. Non si preoccupa di insegnare, guidare, ispirare o illuminare gli altri. E’ completamente immerso nella sua conoscenza ed esperienza dell’assoluto, ed è questo lo stato in cui egli esiste. Se non ci fossero i devoti e i discepoli ad assumersi la responsabilità di nutrirlo e vestirlo, andrebbe in giro denutrito e senza vestiti. E’ disinteressato e inconsapevole delle questioni che riguardano il corpo. Così come il sale si mescola con l’acqua dell’oceano e non esiste come entità separata, così il guru brahmanishta è immerso in brahma, il supremo. Non è possibile per noi semplici mortali comprendere il mondo in cui egli vive. Non possiamo mai sperare di conoscere le profondità che egli esplora e neppure le vette che egli scala. E’ la luce dello spirito che illumina il suo essere. Quando ciò accade, non ci sono orecchie che odono, occhi che vedono, mani che toccano, o parole che comprendono. Il brahmanishta vive nel totale silenzio, esterno e interno. Raramente o mai pronuncia lunghi discorsi o sermoni. Spesso non è neppure consapevole della presenza dei devoti e dei discepoli che lo circondano. A volte può pronunciare parole incoerenti o che non hanno alcun significato per i presenti. Solo un uccello può comprendere il linguaggio di un uccello, o uno Shakespeare l’ingegno e l’ironia di uno Shakespeare. Nonostante il comportamento del guru brahmanishta, le persone si affollano da lui a migliaia. Sembra che il solo fatto di essere in sua presenza e sperimentare il calore e lo splendore che emanano dal suo essere siano un raro privilegio. Si sa che molti miracoli sono capitati nelle vite dei devoti e discepoli di un brahmanishta. Ma lui non è nemmeno consapevole che queste cose accadono attraverso di lui. Il potere divino manifesta se stesso nel guru brahmanishta. Egli è l’esempio vivente dei poteri inerenti all’uomo. Anche se può essere perso in se stesso, è capace di tirare fuori la tua fede, la tua devozione, e la tua resa. E’ capace di evocare le più alte qualità della tua personalità e di spingerti a guardarti dentro. Ramana Maharshi è stato un vero esempio di guru brahmanishta. Nacque nel sud dell’India durante il secolo scorso. Aveva viaggiato così tanto dentro di sé che molto spesso non aveva alcuna conoscenza di ciò che lo circondava, eppure le persone che si radunavano da lui a migliaia, trovavano un’immediata soluzione ai loro problemi. La sua trasmissione di energia era un processo spontaneo, anche se lui stesso non faceva alcuno sforzo per trasferire la sua energia ai discepoli. Prima o poi, questi jivanmukta possono perdere totale consapevolezza del corpo e smettere di mangiare, anche quando viene offerto loro del cibo. Trascendono il loro corpo e sono quindi noti come videhamukta. A questo punto, non possono vivere per più di dieci o dodici giorni, dopodiché abbandonano la loro cornice mortale. Il guru brahmanishta non va confuso con un “avatar purusha”, che si è incarnato per realizzare una particolare missione nel mondo. L’avatar purusha può essere meglio accostato a un giovane dio. Egli ha trasceso il ciclo della nascita e rinascita. Non si deve evolvere, né è governato dalle leggi del karma e dell’evoluzione. Egli si incarna in questa vita per compiere un ordine divino. Quando la missione è completata, l’avatar purusha ritorna a mondi sconosciuti. Il brahmanishta guru è il culmine di tutti gli stadi di evoluzione spirituale.


Il Guru Femminile

Nessun trattato sui guru è completo senza una menzione speciale delle donne guru. A causa dell’intervento dell’ortodossia, alle donne guru non è stato possibile sopravvivere in ampi numeri. Preti, capi religiosi e clerici, influenzati dalle norme convenzionali e ristrette della società, hanno avuto successo nell’impedire la crescita delle donne allo stato di guru. In India, le donne guru avevano un posto speciale. Sono state venerate dai tempi antichi, specialmente nel periodo di fioritura del tantra. Riferimenti alla loro esistenza si trovano nei Veda, nelle Upanishad e in altre scritture. Con l’avvento di alcune religioni, tuttavia, la situazione subì un forte cambiamento e per un lungo tempo venne limitato il ruolo delle donne come guru. Non vennero più viste come figure pubbliche. In epoche recenti, stanno riemergendo e, se la società sarà capace di superare i propri pregiudizi e complessi, avremo di nuovo il privilegio di ricevere l’iniziazione e la saggezza dalle donne guru. Un guru donna è una forza molto potente con cui avere a che fare. La sua innata natura intuitiva e psichica le consentono di progredire molto rapidamente sul sentiero spirituale. Le sue frequenze di pensiero sono molto più sottili di quelle degli uomini e di conseguenza è in grado di comunicare con le potenti forze dell’universo con grande facilità. E’ stato visto che i più grossi ostacoli al progresso spirituale sono l’intelletto e l’ego. Per progredire spiritualmente, si devono coltivare e mantenere le qualità dell’amore, della rinuncia all’io, della compassione, della tenerezza, dell’innocenza infantile, della fede, della devozione e dell’umiltà. Dato che queste qualità sono parte base e inerente della personalità della donna, è semplice per lei trascendere l’intelletto e lasciare che la sua fede e la sua devozione fioriscano. Bhakti, il cammino supremo per esperienze più elevate, che tutti i sinceri aspiranti si sforzano di mantenere, è l’essenza della natura della donna. Ciò le rende più facile gestire il risveglio della grande energia. Gli uomini, d’altro canto, trovano estremamente difficile gestire il loro ego e intelletto. Come risultato di ciò, sono lacerati dai conflitti e dagli scoppi a ogni sosta, quando il risveglio ha luogo. Forse gli uomini hanno un intelletto superiore rispetto alle donne, ma in questo caso sembra che non sia un gran vantaggio. Non è nostra intenzione cercare di stabilire la supremazia delle donne sugli uomini, o di provare che le donne possono meglio interpretare il ruolo di guru rispetto agli uomini. Ma dobbiamo essere consapevoli del fatto che le donne sono altrettanto competenti degli uomini in questo campo. Hanno giocato un ruolo cruciale nell’aiutare l’umanità lungo il cammino spirituale, ma le loro capacità non sono state pienamente riconosciute e accettate, e i loro nomi sono stati dimenticati dalla storia. A causa dei tabù e dei complessi della società, le donne sono state forzare a ritirarsi nell’oblio, o ad assistere e guidare altri in modo anonimo e nel più estremo segreto. Ma non si può negare la loro importanza. C’è un noto detto, “dietro ogni grande uomo c’è una donna”. Si è visto, sufficientemente spesso, che le donne hanno ispirato l’esplosione della grandezza negli uomini. In qualche momento cruciale della loro vita i più importanti guru sono stati benedetti proprio nel cammino spirituale dalla potente presenza di una yogini tantrica o di una donna guru che li ha iniziati ai riti tantrici. Molti guru possono esitare a dichiarare pubblicamente questo importante evento della loro vita, ma esso è una verità innegabile. Lascia perplessi il perché le donne, che hanno tali straordinari poteri e potenziale di guidare spiritualmente l’umanità, non dovrebbero ricevere il giusto riconoscimento e consenso. È la società orientata dalla religione che severamente la blocca nel suo ruolo di guru? O è il desiderio dell’uomo di sopprimerla spiritualmente per poterla sfruttare per i suoi obiettivi carnali? Nel tantra, una scienza antica quanto la civiltà stessa, è la donna e non l’uomo che gioca il ruolo dl guru. E’ la donna che inizia l’uomo alle pratiche. E’ la donna che prepara e conduce il rituale. E’ lei che mette il segno sulla fronte dell’uomo e gli dice su quale punto meditare. Una guru yogini tantrica ha la capacità di sopraffare completamente i suoi discepoli. Questo è il motivo per cui spesso le persone la considerano una strega, una fattucchiera, o qualche tipo di demonio che ricorre alla magia per prendere il controllo delle sue vittime. Questo concetto è assurdo. E’ vero che lei, come ogni altro guru, è sempre di vedetta per identificare discepoli meritevoli da guidare e iniziare. Ma è semplicemente il potere della sua mente e il magnetismo della sua personalità che attirano a lei le persone. Una yogini tantrica non è una strega o una fattucchiera. E’ una persona che ha sviluppato straordinari poteri mentali e fisici attraverso un duro lavoro e il sadhana personale. Per la sua natura indipendente e la sua obbedienza a nessuno ma al suo solo spirito, mostra intrepido coraggio e assenza di paura, vivendo qualche volta in totale reclusione o in condizioni molto dure e austere. I suoi codici di condotta, le sue norme di comportamento e la sua moralità ne fanno un individuo a parte. Solo il più audace degli audaci si può arrischiare a calpestare il suo sentiero che anche gli angeli temono di calpestare. Esteriormente, può apparire come una persona comune, quasi sempre molto lontana dall’immagine buona, santa, pia, virtuosa dei guru che abbiamo fissa nella mente. Ma specchiandosi nelle profondità dei suoi occhi, si può distinguere la purezza della sua anima. Come un orefice forgia ornamenti dall’oro, dandogli quindi utilità, scopo e direzione, nello stesso modo la donna guru accende e fa esplodere anime evolute, assistendole nel loro progressivo cammino evolutivo.

I vari tipi di Guru

prima parte

E’ ora necessario spiegare quali tipi di guru potrete incontrare. A grandi linee, si possono classificare in guru yogi, guru gyani, guru tantrico e guru brahmanishta.

E’ possibile trovare un guru che sia yogi, gyani, tantrico e brahmanishta. O, in alcuni casi, il guru potrà essere yogi e gyani, ma non avere alcuna conoscenza del tantra né alcuna esperienza di Brahman. A volte il guru è un guru brahmanishta e conosce lo yoga e il tantra, ma non li insegna ad altri. Tutto questo varia da guru a guru. Anche se tratteremo di ogni tipologia separatamente, è più comune trovare un guru che ha un variegato bagaglio di conoscenze ed esperienze.


Il guru yogi

Un guru yogi è un guru che si è impadronito della scienza dello yoga e l’ha perfezionata attraverso la lunga e ardua pratica del sadhana. Poiché conosce le pratiche avanzate, può aver acquisito siddhi, o poteri spirituali, ma non necessariamente è così. In ogni caso, il guru yogi esibisce un peculiare intuito, un atteggiamento calmo e sereno, e una capacità di giudizio equilibrato. Un guru yogi può essere o non essere colto, eloquente o filosofeggiante. Ma ha una dettagliata conoscenza delle leggi che governano il corpo e la mente, osserva di buon grado le discipline, e vive secondo queste leggi. Conduce una vita esemplare per disciplina ed equilibrio, e nutre le stesse aspettative nei confronti dei suoi discepoli. Per il guru yogi, il corpo e la mente sono veicoli che devono essere messi sotto controllo prima che il discepolo possa giungere a un qualsivoglia grado di illuminazione o di realizzazione. Ha un occhio attentissimo alla perfezione e spinge i suoi discepoli alla medesima ricerca. Se trova che il discepolo stia diventando rilassato, pigro, indifferente e compiacente, può usare metodi alquanto rudi per risvegliare il suo entusiasmo. Tutta la sua vita è un’espressione dello yoga, e questo è riflesso nei sui movimenti, nelle sue abitudini, nelle sue parole e nelle sue azioni.

Il guru yogi, che ha una profonda conoscenza ed esperienza del funzionamento del corpo e della mente, spesso sviluppa dei poteri mentali. A volte è noto che usa questi poteri mentali per aiutare e incoraggiare i discepoli sinceri. Dobbiamo distinguere tra il guru yogi e l’insegnante di yoga. Un guru yogi ha messo sotto controllo la sua mente, il suo corpo e le sue emozioni. Ogni sua azione è yoga. Il guru yogi applica sistematicamente le pratiche di yoga, prima per dare una disciplina al corpo, poi per controllare la mente, e infine per trascendere corpo e mente. Spesso si sottopone a severe rinunce, come parte del suo percorso disciplinare verso la perfezione. Quando ha raggiunto la padronanza di queste tecniche per se stesso, insegna la via ai discepoli sinceri. Anche se insegna solo hatha yoga e semplici pranayama, la sua conoscenza è molto più vasta, ed egli la impartisce a seconda delle capacità del discepolo. L’insegnante di yoga, invece, sta ancora disciplinando il suo corpo, la sua mente e il suo spirito. Le sue conoscenze possono essere più vaste di quelle dello studente, ma la sua gamma di esperienze è limitata. Non si è ancora impadronito delle leggi che governano il corpo, la mente e le emozioni, e raggiungere questa padronanza è necessario se si desidera continuare nella via dello yoga. Le pratiche dello yoga sono il nocciolo del vostro sadhana spirituale. Per raffinare la vostra consapevolezza, ribilanciare la vostra energia ed elevare la vostra coscienza, dovete incorporare le tecniche dello yoga nella vostra routine quotidiana. Così come vi lavate il viso e i denti la mattina, allo stesso modo dovete praticare il vostro sadhana. Pertanto, il guru yogi è una necessità vitale per qualsiasi aspirante. E’ una pietra miliare nel vostro percorso spirituale, ed è lui che vi trasmette l’impeto ad allenare il vostro corpo e la vostra mente, e pertanto prepara la strada per altri sadhana più avanzati. Lo yoga non è una disciplina limitata. E’ strettamente collegata al tantra e ad altre discipline esoteriche. Le pratiche di hatha yoga conducono al raja yoga. Raja yoga e kriya yoga sono complementari l’uno all’altro. Il kriya yoga porta allo scopo ultimo del tantra. Pertanto, non è raro scoprire che il guru yogi ha conosciuto e sperimentato il tantra e altre filosofie, ed è perfettamente in grado di insegnarle a discepoli selezionati.


Il guru gyani

Il guru gyani, come dice il nome, è un guru molto erudito che ha una vasta conoscenza della tradizione scritturale. Attraverso l’interpretazione di questa tradizione, il guru gyani è in grado di stimolare e soddisfare l’intelletto del discepolo. Il dominio del guru gyani è l’intelletto, e attraverso la sua guida e ispirazione le facoltà intellettuali del discepolo vengono sviluppate alla perfezione. Che cos’è Brahman? Che cos’è il Sé? Esiste un creatore? E’ Dio? Queste sono alcune delle domande a cui il guru gyani può rispondere efficacemente. Un gury gyani sa deliziare i discepoli con la sua prontezza di spirito e con il suo approccio analitico a intricate questioni metafisiche. Ha una profonda comprensione della rilevanza delle antiche verità e della loro relazione con l’esistenza moderna. Questo tipo di guru può avere o non avere sviluppato poteri mentali sufficienti a influenzare il discepolo, ma la sua saggezza e la sua capacità di discernimento sono profondamente riflesse nella sua personalità. Se questa descrizione ha generato l’immagine mentale di una persona seria con un atteggiamento solenne, è stata fuorviante. Alcuni dei più grandi gyani – uomini di infinita saggezza – per quanto maturi e completi nella loro conoscenza, rivelano una speciale innocenza infantile. Insieme alla saggezza vengono l’umiltà e la rispettosa ammirazione dei poteri più alti che esistono nell’universo. Per il guru gyani, la vita è un continuo processo di apprendimento, ed egli continua sempre nel perseguimento della conoscenza. Il gyana yoga è uno dei percorsi verso l’illuminazione, e attrae le persone che sono prevalentemente razionali. E’ un sentiero arduo e noioso, poiché facilmente ci si può trovare prigionieri di acrobazie intellettuali. Spesso ci viene detto che per sperimentare la luce o la verità, dobbiamo offuscare l’intelletto, la mente e i sensi. Ma, in questo caso, usiamo l’intelletto per vincere sull’intelletto. Sri Aurobindo ha detto: “L’intelletto era l’aiuto, ora l’intelletto è la barriera, trascendi l’intelletto.” Il guru gyani insegna al discepolo ad esplorare al di là del regno dell’intelletto. Poiché è oltre l’intelletto che potete scoprire l’intuizione. Per permettere alle vostre facoltà intuitive di manifestarsi, il guru gyani vi insegna a decondizionare la vostra mente. Se la vostra mente è stracolma di conoscenze libresche, allora siete condizionati nelle vostre reazioni ed esperienze. Riconducete tutto a quello che dicono i libri o quello che avete sentito. Ma se mettete da parte tutto quello che avete sentito o letto, e sviluppate la capacità di ricevere la conoscenza da dentro, allora sperimentate la conoscenza superiore o intuizione che dimora dentro di voi. Questo è lo scopo del guru gyani nell’insegnare ai suoi discepoli. Spesso, però, scoprirete di non essere in grado di trascendere l’intelletto. Al contrario, esso diventa sempre più forte, e quello che a voi rimane sono molte conoscenze, senza alcuna esperienza. Coloro che si trovano in questo stato sperimentano un pesante senso di frustrazione. Quest’ostacolo può essere superato sintetizzando le pratiche. Dovreste imparare il più possibile da un guru gyani attraverso il satsang e il dialogo, e, allo stesso tempo, avere un sadhana di pratiche yoga sviluppato specialmente per voi. In questo modo, avrete uno sviluppo simultaneo di corpo, mente, intelletto e intuizione. Un guru gyani potrebbe non essere in grado di trasmettere l’esperienza. Ma è il primo passo per risvegliare il vostro interesse e stimolare la vostra mente nell’indagare i più profondi misteri che vi aspettano sul vostro cammino. Un guru gyani è noto anche come brahmakshotriya, che alla lettera significa “colui che ha studiato i Veda (o la fonte della conoscenza)”.


Il guru tantrico

Il guru tantrico è spesso una sintesi di guru yogi, gyani e tantrico. La sua iniziazione è normalmente operata da una yogini tantrica. E’ lei che inizia le anime evolute alle pratiche segrete e profonde del tantra, e così le rende suoi discepoli. Le anime evolute che vengono scelte per quest’iniziazione sono solitamente guru yogi e guru gyani. Un incontro con una yogini tantrica trasforma l’intera personalità e dimensione spirituale di un guru yogi o di un guru gyani. Solo dopo quest’iniziazione la loro conoscenza è trasformata in esperienza, e a questo punto diventano guru tantrici. I più profondi misteri della mente e dell’universo cominciano a dispiegarsi davanti ai loro occhi e a diventare realtà. Quando l’iniziazione è completa, la yogini può ritirarsi dalla scena o meno, ma non prima di aver completato il suo compito di guidare l’iniziato a un’esperienza molto vitale, e trasformarlo in un guru tantrico. Un guru yogi o un guru gyani che non ha avuto quest’esperienza non è in grado di trascendere il tempo, lo spazio e la realtà oggettiva, ma rimane nel regno della mente e dell’intelletto. Nel caso del guru brahmanishta, quest’esperienza non è necessaria. La sua consapevolezza è già trascendentale, ed egli ha già raggiunto altitudini vertiginose. Il guru tantrico è un padrone della mente. La mente è usata semplicemente come uno strumento – come uno userebbe un interruttore della luce. Quando occorre la luce, lo si accende; quando non occorre più, lo si spegne. Questa è la facilità con cui un guru tantrico utilizza la mente. La forza del pensiero della mente del guru può essere proiettata verso terre lontane con la stessa velocità e chiarezza con cui prendete il telefono e parlate con qualcuno dall’altra parte del mondo. Il guru tantrico può moltiplicare il suo corpo, così che possa apparire in più di un luogo simultaneamente, o prendere una forma completamente diversa. Il corpo può essere proiettato astralmente con la piena consapevolezza di quello che succede in ogni dove, in qualsiasi momento. Il guru può materializzare la sua forma e apparire a uno o più discepoli, mentre il suo corpo fisico si trova in realtà altrove. Il guru tantrico è in grado di comprendere totalmente la mente del discepolo e di assorbirla completamente nella propria. Durante questo periodo, il discepolo agisce completamente secondo la volontà del guru, mantenendo la costante e acuta consapevolezza del guru. A questo punto è probabile che il discepolo abbia delle esperienze insolite. La sua consapevolezza si acuisce, e può anche sviluppare dei poteri mentali. Il guru tantrico può provocare eventi che di norma sono impossibili. Tutto questo si ottiene tramite i poteri mentali. Tuttavia, la maggior parte dei guru tantrici esibisce questi siddhi molto raramente. Anche se possono controllare le menti dei discepoli, lo fanno di rado. Se lo fanno, agiscono secondo le leggi di natura, e devono aderire a molte prescrizioni. Violare queste leggi vorrebbe dire violare l’ordine naturale delle cose, e un guru tantrico è molto attento a non diventare anarchico. Sa bene che questi siddhi sono solo una tappa nel viaggio verso stati superiori della mente. Se sono usati in maniera irresponsabile, presto si trasformano in ostacoli, ed è probabile che scompaiano del tutto. Se ad un certo punto il guru tantrico decide di prendere il controllo della mente di un determinato discepolo, ciò avviene solo in base alle leggi che governano quest’atto. Il karma del discepolo è definito; la durata del controllo è prefissata. Quando il tempo stabilito è trascorso, la mente del discepolo è rilasciata, e può di nuovo crescere in maniera indipendente. Anche se il guru può tornare ad ossessionare la mente del discepolo, questo non avviene, perché c’è un grave rischio di causare seri danni sia al discepolo, sia al guru stesso. Quando un devoto approccia un guru tantrico, il guru prima esamina il suo karma e la sua fase evolutiva. Ogni individuo ha certi karma che possono essere eliminati immediatamente, ma sui karma più forti occorre lavorare per eliminarli. Pertanto il guru assegna al discepolo un sadhana particolare. O, se il discepolo vive nell’ashram del guru, gli viene assegnata una responsabilità in base al karma. In nessun caso il guru agirà contro le leggi del karma, perché le rispetta profondamente. E’ noto anche che un guru tantrico assorbe i karma del discepolo e li elimina senza alcuna sofferenza, a condizione che tra i due ci sia un legame molto forte e profondo, su tutti i piani. Il metodo di insegnamento utilizzato dal guru tantrico è la trasmissione mentale. L’insegnamento può aver luogo anche attraverso i tradizionali metodi formali, ma solo se il discepolo non è ricettivo alla trasmissione. La trasmissione è il metodo primario di guida alla crescita spirituale del discepolo. Il guru trasmette pensieri in continuazione, e verifica nel discepolo dove siano gli ostacoli o perché l’energia abbia cessato di scorrere. In questo modo prepara il discepolo a funzionare come suo condotto. Il discepolo, a sua volta, deve rendersi conto della sua costante responsabilità di mantenere uno stato di consapevolezza superiore, cosicché il guru possa comunicare facilmente. Per il discepolo che ha raggiunto questo stato della mente, il guru non ha bisogno di parole. Questo discepolo ha un valore inestimabile. Il guru può comunicare con lui in ogni momento e in ogni luogo, anche dopo aver lasciato il suo corpo mortale. Tra guru e discepolo c’è completa armonia. Così come il cervello manda un segnale alle gambe perché camminino, alle mani perché tocchino, o agli occhi perché vedano, allo stesso modo i pensieri del guru provocano le azioni del discepolo. Tuttavia, se il discepolo non rimane sintonizzato sulla frequenza del guru, può mal interpretare questi pensieri e agire contrariamente alle istruzioni del guru. Immaginate che disastro, se il vostro cervello inviasse alle gambe il segnale di camminare, e fossero invece le mani a rispondere! Quindi, il discepolo deve sempre mantenere l’unità con il suo guru, e questo risultato si ottiene con la pratica del ricordo incessante. Il guru tantrico emana una qualità magnetica. Ci si sente attratti da lui come ferro da una calamita, o come una falena dalla fiamma. Egli vive la sua vita in piena libertà di mente e di spirito. Non è legato dalle norme e convenzioni sociali che avviluppano le persone comuni. Per comprendere la parola “libertà” nel suo senso più profondo, dovremmo imparare a vivere come il guru tantrico. Il nostro concetto di libertà, che perseguiamo in continuazione, è limitato e si applica solo al mondo esterno, mentre il guru tantrico ha raggiunto la libertà sia esterna sia interna. I karma non lo legano, né i pensieri lo catturano. Il guru tantrico li domina tutti. In India, si consulta un guru tantrico per problemi coniugali e domestici, per disturbi fisici o mentali, per preoccupazioni finanziarie e lavorative. Attraverso la comprensione profonda delle relazioni umane, il guru sa discernere accuratamente dove risieda il problema, e offrire consigli rilevanti. Chi gli è devoto trova spesso che il guru lo ha aiutato attraverso i suoi poteri mentali. Tuttavia, questa non è la ragione primaria per avvicinarsi a un guru tantrico. Sarebbe come denigrare i poteri del guru. Il guru tantrico è necessario per guidarci a costruire l’esperienza del sentiero spirituale. Questa guida e quest’esperienza si possono trasmettere con un semplice sguardo, con un tocco alla testa, o con un rigoroso sadhana. Dipende tutto dallo stadio di evoluzione del discepolo.

Il Guru dovrebbe essere uno

La continuità è un aspetto molto importante della vita spirituale ed è il fondamento dal quale dipende ogni ulteriore evoluzione. La continuità dovrebbe essere mantenuta in tutti gli aspetti. Un aspirante o un discepolo dovrebbe attenersi a un solo mantra, un solo sadhana e, soprattutto, un solo guru.

Nella vita quotidiana, spesso vediamo che nelle relazioni c’è instabilità. La natura umana è tale che facilmente relazioni e proprietà materiali ci annoiano. Succede ovunque. Quando le circostanze non ci appaiono più attraenti, ci disperiamo per un cambiamento. Cerchiamo pascoli più verdi. Cambiamo i mariti e le mogli, le case e le auto, i lavori e gli affari, senza alcuna stabilità e coerenza. L’uomo appare guidato da un insaziabile desiderio di nuove esperienze e questa sete non viene mai soddisfatta. Al contrario, sembra diventare sempre più forte.

Questa mente vagabonda rifiuta di rimanere quieta anche nella vita spirituale. Molti discepoli accettano un guru, rimangono con lui per qualche tempo e, quando le circostanze non appaiono più attraenti, se ne vanno. Tutto ciò è destabilizzante. Il discepolo deve rendersi conto che, perché ci sia un qualche progresso, la scelta del guru deve essere totale e definitiva. Non ci si deve spostare da guru a guru per un capriccio della mente. Ciò non fa che confondere e complicare le cose. Se un discepolo ha da ridire sul conto del primo guru, è certo che lo farà anche con il secondo. Alla fine, egli si sentirà completamente smarrito, avvilito e disperato.

Si può ricevere ispirazione dagli insegnamenti di tutte le persone sagge. Ma, secondo la tradizione, deve esserci un solo guru. Il guru è quello a cui il discepolo si è abbandonato. Una volta che il legame è stato stabilito, il discepolo fa ogni sforzo per conseguire l’unione con il guru ad ogni livello. Così, se il discepolo sceglie di avere più di un guru, a quante mai persone ha intenzione di abbandonarsi? Se il discepolo sceglie di cambiare guru ogni tanto, come ci potrà essere un approfondimento riuscito del legame fra lui e il guru? Ovviamente, i legami saranno solo superficiali e rimarranno tali per sempre. In questo caso, come può il discepolo aspettarsi di fare progressi nella sua evoluzione spirituale?

Nella relazione del discepolo con il guru, non c’è spazio per infatuazioni passeggere o per amori mercenari. Il guru deve rimanere sempre lo stesso e la resa del discepolo deve essere definitiva.